giovedì 29 novembre 2012

Immagini del Presidio di Chiomonte Gravella

La situazione è la seguente: la baita e la dispensa adiacente, contornati dal nastro, sono sotto sequestro; alla baita sono state apposte delle grate per evitarne l'accesso; le due roulotte non son sotto sequestro, quindi sono usabili, come i bagni; tende e quant'altro sono state smontate e riposte al margine dell'area interessata all'operazione di sequestro.
Per il momento, ore 16:00, l'accesso all'area è ancora interdetto.

Queste sono le foto scattate appena dopo l'apposizione dei sigilli al Presidio di Chiomonte.









martedì 13 novembre 2012

Trivelle all'autoporto di Susa

Nella notte sono state messe in opera, protette da un  ingente schieramento di forze dell'ordine (almeno 300 uomini), queste tre trivelle:

Trivella 1: Fondo Piazzale autoporto verso Susa


Trivella 2: Ingresso Guida Sicura


Trivella 3: in fondo a Guida Sicura (altezza cartello autostradale)




lunedì 29 ottobre 2012

Iniziativa dei Dipendenti della Comunità Montana

Comunicato stampa dei Dipendenti della Comunità Montana


Il 26 Settembre 2012, il Consiglio Regionale ha approvato la Legge 11/2012 avente oggetto “Disposizioni Organiche in materia di Enti Locali”.
La Legge prevede tra l’altro la soppressione delle Comunità Montane.
Anni di discussioni e di promesse non hanno trovato alcun tipo di riscontro effettivo e certo nell’ambito della difesa dei livelli occupazionali.
Ad oggi la Regione non ha ancora chiarito nei termini procedurali e finanziari la destinazione del personale delle Comunità Montane attualmente in servizio.
Tanto meno la Regione si è preoccupata di comprendere e di dare risposte alla perdita di posti di lavoro che si verificherà nell’indotto con la chiusura delle Comunità Montane.
Non crediamo sufficienti le misure proposte nell’articolato della norma in quanto in parte contrastanti con la normativa nazionale, in altra parte, nella definizione di incentivi, non efficace nei confronti di altri Enti pesantemente colpiti dai divieti di assunzione e dai tagli alla spesa pubblica.
Rivendichiamo il ruolo attivo dell’Ente Comunità Montana nell’erogazione di servizi di area vasta in ambito di territori montani e solleviamo tutte le preoccupazioni possibili nei confronti dei servizi che dovranno essere in qualche modo ricollocati o cancellati in una fase di grande criticità economica e sociale.
Crediamo di avere il diritto di conoscere con certezza il nostro futuro. Non riteniamo accettabile che alla data odierna non esistano certezze di Bilancio che possano in qualche modo definire la durata o la possibilità del mantenimento del nostro posto di lavoro e crediamo che preliminarmente all’approvazione della Legge, il legislatore regionale avrebbe dovuto risolvere con precisione e con certezza di impegno finanziario la situazione occupazionale relativa agli effetti della Legge stessa.
Per sensibilizzare e sollevare un problema che finora è stato affrontato con molte chiacchiere e poco certezze, i Dipendenti della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone indicono 48 ore di mobilitazione i giorni 30 e 31 ottobre 2012.
La mobilitazione avverrà con un’iniziativa dal titolo “COMUNITA ’MONTANA A PORTE APERTE” e consisterà in una presenza costante dei dipendenti 24h presso le Sedi di Bussoleno e Oulx.
Nelle 48 ore di apertura resteranno aperti sportelli e accoglienza per chi volesse solidarizzare, comprendere e conoscere la reale situazione dei territori montani.
Il giorno 30 ottobre alle ore 15,00 si terrà una conferenza stampa a cui tutti i giornalisti in indirizzo sono invitati.
Saranno  invitati gli assessori regionali Elena Maccanti e Giovanna Quaglia per un confronto con i dipendenti delle Comunità Montane piemontesi.
Auspichiamo che questo primo momento di mobilitazione possa essere foriero di positivi riscontri.
Ribadiamo il diritto alla difesa del proprio lavoro.

I Dipendenti della Comunità Montana Valle Susa e Sangone
Riuniti in Assemblea il 23.Ottobre.2012

giovedì 25 ottobre 2012

Chiusura Comunità Montana

Riceviamo questo comunicato dai dipendenti della nostra Comunità Montana che ci sembra importante diffondere.


La Comunità Montana chiude. L’agricoltura e l’alpicoltura saranno meno tutelate.

La Comunità Montana chiude dal 1° gennaio 2013, ma chi lo sa? Crediamo pochi, perché non ne sta parlando nessuno.
Il guaio è che con la Comunità Montana chiudono parecchi servizi, ai Comuni ed ai cittadini, e non è per niente garantita la loro continuazione.
In campo agricolo la Comunità Montana ha svolto finora, per delega o per Legge, un’importante funzione di “presenza” sul territorio.
Martedì  30 e mercoledì 31 ottobre ci sarà “Comunità Montana a porte aperte”,  due giorni per discutere, riflettere, informarsi e soprattutto manifestare solidarietà ai dipendenti dell’Ente che stanno affrontando un futuro molto incerto e per nulla sicuro come posto di lavoro.
Chi nel tempo ha avuto un qualsiasi beneficio dalla Comunità Montana, passi a mettere una firma; chi ha avuto un contributo per rimettere su un muro a secco crollato, per fare la manutenzione di un torrente o di una pista, per potare i castagni, per acquistare un distributore di latte fresco, per  intubare un tratto di condotta irrigua, per trasportare il latte in Cooperativa, per partecipare gratuitamente a fiere e rassegne enogastronomiche, per piantare un meleto o un vigneto, per partecipare gratuitamente ad un corso professionale o ad un aggiornamento tecnico in agricoltura, passi per cortesia nel pomeriggio del 30 ottobre a Bussoleno in Via C. Trattenero 15, dalle 17,00 in poi, a testimoniare che non chiude un Ente inutile o sprecone e a manifestare la sua preoccupazione perchè dal 2013, salvo i premi comunitari, terminerà ogni integrazione di reddito ed aiuto locale all’agricoltura di montagna.

I dipendenti della Comunità Montana valle Susa e Val Sangone

venerdì 10 agosto 2012

Salvatore Borsellino: ‘Grave fuga di notizie sulle visite di Sonia Alfano e Beppe Lumia ai detenuti’

Dal Blog di Sonia Alfano : http://www.soniaalfano.it/2012/08/10/salvatore-borsellino-grave-fuga-di-notizie-sulle-visite-di-sonia-alfano-e-beppe-lumia-ai-detenuti/


Palermo, 10 agosto 2012. Reputiamo gravissima la fuga di notizie sul Corriere della Sera del 9 agosto sulla visite in carcere ai detenuti Bernardo Provenzano ed Antonino Cinà da parte dei parlamentari Sonia Alfano e Beppe Lumia. La divulgazione dei contenuti di questi colloqui ha raggiunto due effetti estremamente deleteri: da un lato si è resa più improbabile la possibile collaborazione dei due boss di Cosa Nostra con la Giustizia, dall’altro è stata offerta l’esca ad un battente fuoco di sbarramento contro l’iniziativa di Alfano e Lumia definita ‘sconcertante’ da parte di alcuni parlamentari come l’on. Gaetano Quagliarello. Perfino il ministro della GiustiziaPaola Severino si è sentito in dovere di richiamare il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ad ‘una puntuale osservanza dell’articolo 67 dell’ordinamento penitenziario’ che regola le visite dei parlamentari ai detenuti.
Di ‘sconcertante’ in questa vicenda c’è un solo fatto: la fuga di notizie sull’iniziativa assolutamente lecita e rispettosa delle procedure formali degli onorevoli Alfano e Lumia e la totale ostilità da parte di un ampio schieramento istituzionale e di una grossa parte del mondo dell’informazione verso quei politici (una rarità) e giornalisti (altrettanto rari) che non si rassegnano a tacere sui rapporti tuttora in corso tra pezzi delle Istituzioni e la criminalità organizzata di stampo mafioso.
In questo momento particolarmente delicato per lo sviluppo delle inchieste sulle stragi degli anni ’92-93 esprimiamo pertanto la nostra più sentita vicinanza a Sonia Alfano, Beppe Lumia, a tutti rappresentanti istituzionali e del mondo dell’informazione che non sono disposti a tacere di fronte al ricatto incrociato della criminalità organizzata e dei pezzi degli apparati statali con essa compromessi.
Invitiamo tutti i cittadini a schierarsi al fianco di chi, con il proprio agire quotidiano, rifiuta testardamente il ‘puzzo del compromesso morale che si oppone al fresco profumo di libertà’ e non vuole dimenticare il sangue ed i volti delle Vittime delle stragi mafiose degli anni ’92-93.

Salvatore Borsellino ed il Movimento Agende Rosse

sabato 14 luglio 2012

Genova 2001 e la sentenza

Ripreso da Wu Ming 4

Genova 2001 e la sentenza 10×100 | Orizzonti di gloria

di Wu Ming 4
E’ chiaro che stanotte non c’è nessuna gloria. E domattina nessun orizzonte. Era antifrastico anche il titolo del film di Stanley Kubrick, uno dei più belli contro l’ottusità antiumana del militarismo. La trama è nota: durante la Prima Guerra mondiale, sul fronte occidentale, un inetto generale francese lancia un impossibile attacco contro una fortificazione tedesca. Le truppe francesi non riescono nemmeno a uscire dalle trincee, vengono falciate dalle mitragliatrici, ricacciate indietro. L’attacco è una catastrofe colossale. Per non passare da incapace, il generale addossa la colpa alla codardia dei suoi soldati e chiede che ne vengano fucilati cento, estratti a sorte. L’Alto Comando gliene concede tre. Tre capri espiatori, che pagheranno per tutti, anche se la colpa non è di nessuno, o meglio, è di chi stava in alto. Di chi ha voluto quella guerra.
La giustizia italiana, stasera, non è diversa da quella militare nel film di Kubrick (che si ispirava a un fatto realmente accaduto). Anche lì c’era un bravo avvocato difensore, che veniva sconfitto da una sentenza grottesca, quasi caricaturale per la sua assurdità.
La giustizia italiana ha deciso che cinque persone pagheranno per tutti. Altre cinque potrebbero aggiungersi. E così si ottiene il pari e patta politico con la sentenza sull’assalto alle scuole Diaz. Poco importa che le condanne dei poliziotti riguardino il pestaggio e il massacro preordinato di persone, per di più indifese, mentre quelle dei manifestanti siano motivate dalla distruzione di cose, di oggetti inanimati, in mezzo al caos generalizzato. Qualcuno di loro si becca dieci anni di galera.
Dieci anni. Quasi lo stesso tempo che è intercorso da allora. Nel frattempo le vite di quelle persone sono diventate chissà cos’altro rispetto a quei giorni. Nel frattempo i danni materiali alle cose sono stati riparati, le assicurazioni hanno risarcito, il mondo è cambiato. Nel frattempo sono scorse in loop su ogni canale di comunicazione, fino a diventare parte dell’immaginario collettivo, le immagini di cosa è stata Genova in quei giorni, del comportamento delle forze dell’ordine, del clima che si era creato. Nel frattempo sul G8 di Genova sono stati girati documentari e film, pubblicate decine di libri, scritti fiumi d’inchiostro. E dopo tutto questo, deve arrivare la sentenza che pretende di fare pagare il conto a dieci persone, metaforicamente estratte a sorte dal destino, per via di un filmato piuttosto che di un altro, di una foto scattata un secondo prima anziché un secondo dopo. I tre soldati del film di Kubrick.
Io ero a Genova nel luglio di undici anni fa. Ero dietro la prima fila di scudi di plexiglass in via Tolemaide, quando il corteo è stato caricato a freddo e asfissiato col gas, in un tratto di percorso autorizzato. Con alle spalle diecimila persone non era possibile arretrare, e l’unica soluzione per salvarci e impedire che la gente venisse schiacciata è stata respingere le cariche come si poteva, e alla fine, dopo il disastro, dopo la battaglia, dopo la morte, proteggere la coda del corteo che tornava indietro sotto i getti degli idranti. E c’ero anche il giorno dopo, insieme a tanti altri, a inerpicarci su per stradine e sentieri con gli elicotteri sulla testa, fino sopra la città, per riportare tutti alla base.
Io avrei potuto essere uno di loro. Uno di questi fanti estratti a sorte. Invece sono qui che scrivo, nel cuore della notte, incapace di dormire, già sapendo che domani andrà meglio, che dormirò di più, e che piano piano potrò concedermi il lusso di ridurre tutto a un brutto ricordo lontano. Loro no. Le vite che hanno condotto in questi undici anni si interrompono e Genova ricomincia da capo.
Questo paese fa la fine che si merita. A Genova nel 2001 manifestavamo contro il potere oligarchico dei grandi organismi economici internazionali. Pensavamo soprattutto alle fallimentari cure neoliberiste che il FMI imponeva ai paesi più poveri, devastando le loro economie col ricatto e strozzandoli col meccanismo del debito. Oggi quella cura tocca a noi. In Italia comandano i commissari non eletti della Banca Centrale Europea, e applicano la stessa ricetta a base di tagli alla spesa pubblica, il cui scopo in definitiva si riduce a un enunciato semplice: salvare i ricchi.
Avevamo ragione.
Abbiamo perso.
Il nemico si tiene gli ostaggi.
Fino a quando la marea non monterà un’altra volta.

domenica 8 luglio 2012

Tav in Val di Susa - l'opera militare


Tav in Val di Susa
l'opera militare




domenica 24 giugno 2012

Note sul Consiglio Comunale del 21 giugno

Al Consiglio Comunale del 21 giugno 2012 si è assistito alla situazione paradossale in cui l'odierna maggioranza ha cercato di convincere il Consiglio sulla sua oculata gestione; tutto questo presentando contemporaneamente una delibera di aumento dell'IMU ed il Bilancio di previsione 2012.
Purtroppo, con 6 voti contrari e 7 favorevoli, l'odierna maggioranza ha fatto passare una Delibera di Aumento dell'IMU che passa, per la prima casa al 0,5% e per la seconda casa all' 0,8%. In un momento particolarmente critico per i cittadini e con poca lungimiranza verso il comparto turistico si è provveduto a questi aumenti non necessari e non utili, proprio alla luce del Bilancio di previsione 2012; un attenta revisione ed analisi delle spese avrebbe facilmente recuperato fondi che ci avrebbero permesso di non appesantire ulteriormente i nostri Cittadini.
Per quanto riguarda il Bilancio di previsione 2012, constatiamo anche quest'anno come la progettualità di questa amministrazione sia assente, ma cosa a nostro avviso più grave a fronte di un maggior contributo economico chiesto ai Cittadini vediamo in questo Bilancio diversi tagli ai servizi per i cittadini, come il pulmino per le scuole primarie e numerose spese superflue. 
Parlando di scuole, notiamo una spesa per il servizio scuolabus di 18.000 euro, prima questo servizio era gestito con un nostro mezzo ora, non avendolo rimpiazzato, spendiamo questa cifra già da tre anni.
Assente in questo bilancio è anche una pianificazione attenta alla riduzione dei costi relativi alla tassa rifiuti a fronte di faraoniche quanto costose isole ecologiche.
I settori della Cultura e del Turismo, come abitudine ricorrente, sono completamente ignorati; progetti di valorizzazione del territorio, progetti di incremento del turismo e dell'economia sono assenti.
Ma il colpo di grazia di questa cattiva gestione lo troviamo in una elettoralistica riqualificazione dell'area attigua alla sede parrocchiale (piazzale antistante e scalinata) che costerà a tutti i cittadini. per iniziare per il solo 2012, la somma di 20.000 euro; proprio la stessa somma che si prevede di incassare con i proventi dell'aumento dell'IMU.

Insomma, anche questa volta l'amministrazione di Meana ha perso un occasione per essere dalla parte dei Cittadini e per fare il bene comune.

sabato 21 aprile 2012

Consiglio Comunale del 26-4-2012 ore 18:00

Il Consiglio Comunale si riunisce giovedì 26 alle ore 18:00.

Riporto sinteticamente l'ordine del giorno:


  1. Modifica Piano Regolatore
  2. Convenzione con Provincia di Torino per tettoia ricovero materiali per lo sgombero neve
  3. Rendiconto finanziario 2011
  4. Mozione relativa al Consorzio dei Servizi Socio Assistenziali
  5. Documento sulla Torino Lione presentato da: Capella. Odiardi, Pellissero, Tomassone
  6. Interrogazione  presentato da: Capella. Odiardi, Pellissero, Tomassone

Invitiamo tutti i cittadini a partecipare.

Ritenendo che la partecipazione, il coinvolgimento e il confronto con i  cittadini sia imprescindibile per il nostro concetto di democrazia, invitiamo i cittadini interessati a discutere con noi martedì i punti che verranno affrontati in Consiglio.

martedì 13 marzo 2012

Comunicato Stampa Movimento 5 stelle

Riportiamo il seguente comunicato che condividiamo:

COMUNICATO STAMPA
GRUPPO CONSILIARE REGIONALE
MOVIMENTO 5 STELLE

«Tav: chiediamo le dimissioni di Virano»

Ieri a Torino la politica piemontese, con colpevole ritardo, ha deciso di far almeno finta di ascoltare le ragioni di tutte le amministrazioni.
Dopo più di un lustro di estromissioni, anatemi e scomuniche ci si è seduti di nuovo intorno ad un tavolo, tutti: No Tav, Nì Tav, Sì Tav.
Ora al di là delle parole, vuote in verità, pronunciate nel conclave ci chiediamo cosa sia cambiato dal gennaio 2006.
Niente, le comunità Valsusine contrarie sono numericamente identiche, le ragioni dell'opposizione al Grande Spreco di risorse pubbliche, prima conosciute solo ai valligiani, sono in compenso state comprese e fatte proprie da una moltitudine di cittadini in tutta Italia in costante aumento.
Inoltre le casse dello Stato alleggerite da spese infruttuose ed insensate tipo i tavoli di controllo istituiti dalla L.R. 4 del 21/04/2011, placebo della oligarchia, e i lauti compensi del manovratore dell'osservatorio. Ci chiediamo infatti quali siano stati i risultati ottenuti dall'arch. Virano in questi 6 anni al timone della finta concertazione con le amministrazioni locali dove invece sedevano solo ed esclusivamente le comunità favorevoli a suggere dalla mammella dello stato grandi quantità di denaro pubblico sotto forma di tangenti legalizzate chiamate compensazioni.
Nel 2006 erano 24 le fasce tricolori in piazza contro l'Opera insulsa, oggi sono 24 le amministrazioni comunali che hanno deliberato contro la stessa.
Cui prodest? Al progresso? Ai cittadini italiani? Secondo noi solo a Virano, di cui chiediamo fortemente le immediate dimissioni.
Gruppo consiliare regionale
MoVimento 5 Stelle

martedì 6 marzo 2012

SMONTI

Dal Blog di Marco Travaglio (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/05/smonti/195632/)

In un vecchio varietà, Paolo Panelli teneva una rubrica dal titolo “La parola all’esperto” e spiegava agli italiani il bricolage di cui era, appunto, un grande esperto. Ogni sua lezione si concludeva così: “A questo punto voi mi chiederete che cos’è il legno. Ed eccomi qui pronto a spiegarvelo: il legno è il legno”. La scena si sta ripetendo con i presunti tecnici del governo Monti che, quanto ad argomenti tecnici sul Tav Torino-Lione, non hanno nulla da invidiare ai politici dai quali dicono di volerci salvare. Ma nemmeno a Panelli. La loro adesione al Tav si fonda su questa motivazione squisitamente tecnica: “Il Tav si deve fare perché si deve fare”. C’è anche una variazione sul tema, anch’essa molto tecnica: “Il Tav si deve fare perché così è stato deciso”.

Si sperava che almeno Monti, della cui preparazione nessuno ha mai dubitato e che ha trascorso ai vertici delle istituzioni europee gli ultimi anni della sua carriera, ci illuminasse con parole un tantino più dettagliate e persuasive. Invece è stato più evasivo di un Bersani, il che è tutto dire: “Il Tav in Valsusa si farà per rimanere agganciati all’Europa, in senso anche fisico”. E “per evitare che in un continente alla deriva diventi sempre più difficile trovare posti di lavoro”. Perché, a suo dire, il Tav “genera benefici economici rilevanti e posti di lavoro” e addirittura consente “a giovani italiani di garantirsi un futuro”. Ora, qualunque cantiere crea posti di lavoro, anche quelli addetti a spaccare pietre e poi a reincollarle, anche quelli specializzati nello spostare massi da A a B e poi da B ad A. Si tratta di vedere quanto rende l’attività di un cantiere e dunque quanto costa ciascun posto di lavoro: quando Ugo Fantozzi va in pensione e cade in depressione, la moglie Pina va dal megadirettore galattico e lo paga di nascosto perché si riprenda il marito a lavorare. Ecco: Monti è Pina e i posti di lavoro del Tav avranno la stessa utilità di quello di Fantozzi: zero.

Si tratta infatti di costruire una seconda linea ferroviaria accanto a quella esistente (la Torino-Modane, appena potenziata per 500 milioni e già inutilizzata per l’80-90%), scavando per 15 anni un tunnel di 60 km dentro una montagna piena di amianto e materiali radioattivi e devastando una valle. Il tutto a un costo chi dice di 8, chi di 18 miliardi (preventivi, naturalmente: i consuntivi in Italia sono sempre il doppio o il triplo) che ci vorranno due o tre secoli per ammortizzare. A questo punto, visto che per il Tav si prevede di dare lavoro a 3-4 mila persone, è molto meglio mandarli a spaccare pietre e poi a reincollarle, o a spostarle di qui a lì e di lì a qui: costa meno.

Oggi, negli articoli di Sansa e Ponti, i lettori del Fatto trovano altre smentite tecniche sul rapporto costi-benefici (i primi sovrastimati i secondi sottostimati) e sull’impatto ambientale-sanitario (devastante) del Tav: dati provenienti non dai black bloc o dagli anarcoinsurrezionalisti, ma dall’Europa, dall’Agenzia nazionale per l’ambiente francese e dai migliori atenei e politecnici italiani. E allora, se tutt’oggi le autorità europee e francesi ritengono i calcoli sul Tav approssimativi e inaffidabili, perché le ruspe sono già in movimento? Sul sito de lavoce.info, poi, si scopre che anche l’“aggancio all’Europa” di cui favoleggia Monti è una maxiballa: l’Italia è già agganciata alla Francia con l’autostrada, col treno veloce passeggeri (il Tgv), col treno merci (Torino-Modane) e via aerea.

Quanto all’epico Corridoio 5 da Lisbona a Kiev, “è solo un tratto di pennarello sulle carte” e soprattutto “la Commissione europea non richiede affatto che l’attraversamento delle Alpi sia effettuato con una linea ad Alta velocità/capacità: sia a Est sia a Ovest le merci continueranno a viaggiare su reti ordinarie, come del resto da Lione a Parigi”. Tutto questo i grandi giornali, house organ del Tav, non lo dicono. E neanche i “tecnici” di governo: perché non lo sanno o perché è meglio non dirlo? Nel primo caso sarebbero dei cialtroni, nel secondo dei banditi.

giovedì 16 febbraio 2012

APPELLO PER UNA NUOVA MARCIA NO TAV IN VALLE DI SUSA


DA BUSSOLENO A SUSA
SABATO 25 FEBBRAIO

RITROVO DALLE ORE 13 IN PIAZZA DELLA STAZIONE A BUSSOLENO

Il popolo NO TAV scenderà ancora una volta in strada per ribadire il proprio rifiuto al progetto inutile e devastante della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

La manifestazione è stata organizzata in collaborazione con la Comunità Montana e l'assemblea dei sindaci della val Susa e val Sangone per ribadire l'unità del territorio nel respingere quest'opera.

Sarà un’ occasione per rilanciare la mobilitazione e sancire la legittimità della resistenza in corso da mesi contro il cantiere di Chiomonte, area militarizzata.

Esprimeremo anche in questa giornata la nostra vicinanza e solidarietà nei confronti delle persone arrestate e inquisite per aver lottato al nostro fianco e invitiamo tutte le loro famiglie a partecipare con noi a quella che sarà una grande giornata di testimonianza e gratitudine.

Saranno bene accetti anche questa volta tutti coloro che giungeranno in valle per supportare le istanze del movimento NO TAV che sempre più sta diventando simbolo di riscossa per chi lotta contro i poteri forti e riferimento per le idee di un altro mondo possibile.

Vi aspettiamo numerosi e determinati.

IL MOVIMENTO NOTAV

domenica 12 febbraio 2012

Svelato l’accordo segreto tra Italia e Francia

Movimento NO TAV
Comunicato Stampa
dalla valle che resiste e non si arrende, 12 febbraio 2012
Svelato l’accordo segreto tra Italia e Francia per scucire € 3,3 miliardi  all’Unione Europea
Il testo dell’Accordo di Roma del 30 gennaio 2012 sulla Torino-Lione è ora a disposizione dell’opinione pubblica grazie al Movimento No TAV



Comparso il 30 gennaio 2012 su un tavolo del Ministero delle Infrastrutture italiano a Roma, rapidamente firmato da Thierry Mariani, ministre chargé des Transports per la Francia e da Mario Ciaccia, vice-ministro alle Infrastrutture per l’Italia, l’accordo italo-francese per dare il via alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione era stato perso di vista subito dopo.
Gli uffici del Ministero italiano sono stati raggiunti da numerose telefonate di europarlamentari che desideravano averne una copia per conoscere i dettagli dell’accordo non riportati dai media. La risposta degli uffici romani è stata invariabilmente: “non sappiamo dove sia stato archiviato, ci dispiace”.
Ma come nelle favole, questo documento romano accuratamente nascosto è apparso improvvisamente per dislocazione magica su un tavolo piemontese, e il Movimento No TAV è ora in grado di renderlo pubblico.Attendiamo ora che il Ministero italiano pubblichi sul suo sito l'accordo e gli allegati citati tuttora non pervenuti.
Si tratta di un testo di 24 pagine e 28 articoli[1] redatto allo scopo di convincere la Commissione Europea che Italia e Francia sono d’accordo a realizzare la nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Ricordiamo che tale accordo dovrà prima di tutto essere ratificato dai rispettivi parlamenti nazionali.
Secondo le aspettative dei due Strati membri, l’Europa dovrà sborsare il 40% di un’opera che costerebbe € 8,5 miliardi[2] (ma per la Francia la stessa opera costerebbe € 8,2 miliardi[3]).
Come hanno confermato i quattro europarlamentari[4], che venerdì 10 febbraio hanno ispezionato il “non cantiere” de La Maddalena , non vi sono certezze che l’Unione Europea sostenga a fondo perso il 40% di questaGrande Opera Inutile per diverse ragioni tra le quali spiccano gli enormi ritardi già accumulati ad oggi nell’attività di progettazione e geognostica, la mancanza di certezze circa la capacità dell’Italia di finanziare interamente l’opera e, ultimo ma altrettanto importante, la mancanza di un rapporto costi benefici che garantisca le istituzioni finanziarie (tra le quali la Banca Europea per gli Investimenti - BEI) che dovrebbero aiutare Italia e Francia a trovare il denaro mancante.  
Il processo di co-decisione in corso a Bruxelles tra la Commissione Europea e il Parlamento Europeo per l’approvazione di un nuovo regolamento relativo ai finanziamenti a fondo perso dei progetti TEN-T terminerà – se non vi saranno ritardi – non prima dell’inizio del 2013 per un'entrata in vigore nel 2014.
Tutte queste incertezze sono confermate dall’art. 1 comma 3, clausola principale di questo accordo, che rinvia all’Accordo di Torino del 2001[5] :
Questa clausola è stata volutamente nascosta nei Comunicati Stampa dei Ministeri italiano e francese, che hanno invece enfatizzato l’accordo affermando che “Il nuovo trattato sblocca definitivamente la realizzazione dell’opera che già alla fine dell’anno dovrebbe vedere l’apertura dei cantieri per il mega-tunnel di base” e addirittura “ La Torino-Lione , dopo tante vicissitudini e peripezie che hanno alimentato persino lo scetticismo che potesse essere mai realizzata, può diventare uno dei più importanti laboratori del nuovo approccio alla realizzazione delle opere … con l’obiettivo di contenere i costi ed evitare il sovradimensionamento dei lavori”.
Ci auguriamo che ora i media diano a questa clausola l’attenzione che merita.
Vi sono quindi forti probabilità che l’Unione Europea decida di non regalare denaro pubblico europeo per questaGrande Opera Inutile.
In quel caso l’Italia, o abbandonerà di sua iniziativa il progetto, oppure sborserà € 4,92 miliardi per la realizzazione della parte transfrontaliera della Torino - Lione al posto dei € 2,7 miliardi previsti (che in realtà la Francia calcola in € 3,01 miliardi), escludendo ben inteso i futuri aumenti, che per queste opere sono la certezza.
La firma di questo accordo dimostra che l’Italia e la Francia agiscono per scucire all’Unione Europea miliardi di euro in una Grande Opera Inutile.
Il Movimento No TAV denuncia con forza questo tentativo che, sotto l’apparenza di una apparente trattativa diplomatica per il progresso nelle comunicazioni ferroviarie, sembra essere un vero e proprio assalto alla diligenza condotto da tutti i governi che si sono succeduti da decine di anni.
E si augura che il Commissario Europeo ai Trasporti Siim Kallas – leggendo anche il rapporto che gli sarà inviato dai quattro europarlamentari che hanno visitato la Valle di Susa il 9 e 10 febbraio, assuma le decisioni conseguenti contro lo spreco dei fondi comunitari attraverso l’annullamento di questa Grande Opera Inutileche è prioritaria solo per trasferire denari europeo nelle casse di Italia e Francia.





1989 - 2012, 23 anni di opposizione popolare alla nuova linea ferroviaria Torino – Lione






[4] Sonia Alfano, Eva Lichtenberger, Gianni Vattimo, Sabine Wils
[5] Accordo di Torino del 29 gennaio 2001: http://www.notavtorino.org/documenti-02/acc-ita-fra-2001.pdf