martedì 13 marzo 2012

Comunicato Stampa Movimento 5 stelle

Riportiamo il seguente comunicato che condividiamo:

COMUNICATO STAMPA
GRUPPO CONSILIARE REGIONALE
MOVIMENTO 5 STELLE

«Tav: chiediamo le dimissioni di Virano»

Ieri a Torino la politica piemontese, con colpevole ritardo, ha deciso di far almeno finta di ascoltare le ragioni di tutte le amministrazioni.
Dopo più di un lustro di estromissioni, anatemi e scomuniche ci si è seduti di nuovo intorno ad un tavolo, tutti: No Tav, Nì Tav, Sì Tav.
Ora al di là delle parole, vuote in verità, pronunciate nel conclave ci chiediamo cosa sia cambiato dal gennaio 2006.
Niente, le comunità Valsusine contrarie sono numericamente identiche, le ragioni dell'opposizione al Grande Spreco di risorse pubbliche, prima conosciute solo ai valligiani, sono in compenso state comprese e fatte proprie da una moltitudine di cittadini in tutta Italia in costante aumento.
Inoltre le casse dello Stato alleggerite da spese infruttuose ed insensate tipo i tavoli di controllo istituiti dalla L.R. 4 del 21/04/2011, placebo della oligarchia, e i lauti compensi del manovratore dell'osservatorio. Ci chiediamo infatti quali siano stati i risultati ottenuti dall'arch. Virano in questi 6 anni al timone della finta concertazione con le amministrazioni locali dove invece sedevano solo ed esclusivamente le comunità favorevoli a suggere dalla mammella dello stato grandi quantità di denaro pubblico sotto forma di tangenti legalizzate chiamate compensazioni.
Nel 2006 erano 24 le fasce tricolori in piazza contro l'Opera insulsa, oggi sono 24 le amministrazioni comunali che hanno deliberato contro la stessa.
Cui prodest? Al progresso? Ai cittadini italiani? Secondo noi solo a Virano, di cui chiediamo fortemente le immediate dimissioni.
Gruppo consiliare regionale
MoVimento 5 Stelle

martedì 6 marzo 2012

SMONTI

Dal Blog di Marco Travaglio (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/05/smonti/195632/)

In un vecchio varietà, Paolo Panelli teneva una rubrica dal titolo “La parola all’esperto” e spiegava agli italiani il bricolage di cui era, appunto, un grande esperto. Ogni sua lezione si concludeva così: “A questo punto voi mi chiederete che cos’è il legno. Ed eccomi qui pronto a spiegarvelo: il legno è il legno”. La scena si sta ripetendo con i presunti tecnici del governo Monti che, quanto ad argomenti tecnici sul Tav Torino-Lione, non hanno nulla da invidiare ai politici dai quali dicono di volerci salvare. Ma nemmeno a Panelli. La loro adesione al Tav si fonda su questa motivazione squisitamente tecnica: “Il Tav si deve fare perché si deve fare”. C’è anche una variazione sul tema, anch’essa molto tecnica: “Il Tav si deve fare perché così è stato deciso”.

Si sperava che almeno Monti, della cui preparazione nessuno ha mai dubitato e che ha trascorso ai vertici delle istituzioni europee gli ultimi anni della sua carriera, ci illuminasse con parole un tantino più dettagliate e persuasive. Invece è stato più evasivo di un Bersani, il che è tutto dire: “Il Tav in Valsusa si farà per rimanere agganciati all’Europa, in senso anche fisico”. E “per evitare che in un continente alla deriva diventi sempre più difficile trovare posti di lavoro”. Perché, a suo dire, il Tav “genera benefici economici rilevanti e posti di lavoro” e addirittura consente “a giovani italiani di garantirsi un futuro”. Ora, qualunque cantiere crea posti di lavoro, anche quelli addetti a spaccare pietre e poi a reincollarle, anche quelli specializzati nello spostare massi da A a B e poi da B ad A. Si tratta di vedere quanto rende l’attività di un cantiere e dunque quanto costa ciascun posto di lavoro: quando Ugo Fantozzi va in pensione e cade in depressione, la moglie Pina va dal megadirettore galattico e lo paga di nascosto perché si riprenda il marito a lavorare. Ecco: Monti è Pina e i posti di lavoro del Tav avranno la stessa utilità di quello di Fantozzi: zero.

Si tratta infatti di costruire una seconda linea ferroviaria accanto a quella esistente (la Torino-Modane, appena potenziata per 500 milioni e già inutilizzata per l’80-90%), scavando per 15 anni un tunnel di 60 km dentro una montagna piena di amianto e materiali radioattivi e devastando una valle. Il tutto a un costo chi dice di 8, chi di 18 miliardi (preventivi, naturalmente: i consuntivi in Italia sono sempre il doppio o il triplo) che ci vorranno due o tre secoli per ammortizzare. A questo punto, visto che per il Tav si prevede di dare lavoro a 3-4 mila persone, è molto meglio mandarli a spaccare pietre e poi a reincollarle, o a spostarle di qui a lì e di lì a qui: costa meno.

Oggi, negli articoli di Sansa e Ponti, i lettori del Fatto trovano altre smentite tecniche sul rapporto costi-benefici (i primi sovrastimati i secondi sottostimati) e sull’impatto ambientale-sanitario (devastante) del Tav: dati provenienti non dai black bloc o dagli anarcoinsurrezionalisti, ma dall’Europa, dall’Agenzia nazionale per l’ambiente francese e dai migliori atenei e politecnici italiani. E allora, se tutt’oggi le autorità europee e francesi ritengono i calcoli sul Tav approssimativi e inaffidabili, perché le ruspe sono già in movimento? Sul sito de lavoce.info, poi, si scopre che anche l’“aggancio all’Europa” di cui favoleggia Monti è una maxiballa: l’Italia è già agganciata alla Francia con l’autostrada, col treno veloce passeggeri (il Tgv), col treno merci (Torino-Modane) e via aerea.

Quanto all’epico Corridoio 5 da Lisbona a Kiev, “è solo un tratto di pennarello sulle carte” e soprattutto “la Commissione europea non richiede affatto che l’attraversamento delle Alpi sia effettuato con una linea ad Alta velocità/capacità: sia a Est sia a Ovest le merci continueranno a viaggiare su reti ordinarie, come del resto da Lione a Parigi”. Tutto questo i grandi giornali, house organ del Tav, non lo dicono. E neanche i “tecnici” di governo: perché non lo sanno o perché è meglio non dirlo? Nel primo caso sarebbero dei cialtroni, nel secondo dei banditi.