giovedì 17 gennaio 2013

Punto Nascite e Ospedale di Susa


Le nostre preoccupazioni sulla chiusura del Punto Nascite di Susa vengono per il momento allontanate dal comunicato(1) della Regione Piemonte del 16 gennaio 2013, dove leggiamo che pur essendo sotto il limite dei parametri nazionali (n.d.r. 500 nascite), ci attestiamo a circa 330 nascite annue, viene riconosciuta una posizione territoriale di estrema importanza che suggerisce l'opportunità di andare in deroga alle indicazioni nazionali.
Nello stesso Comunicato troviamo la proposta, che può essere vista in maniera favorevole, di accentrare sulla struttura di Susa i parti "naturali" così da far emergere una specifica professionalità e competenza; magari investendo proprio su questi metodi di parto, pensiamo per esempio al parto in acqua.
Nel comunicato però leggiamo con preoccupazione un'ammissione palese delle problematiche indotte dai cantieri della Torino-Lione, questa l'apertura del Comunicato: "La decisione prende spunto da una dettagliata analisi dell’organizzazione sanitaria locale che tiene conto della particolare conformazione morfologica e delle crescenti esigenze del territorio (soprattutto alla luce delle grandi opere che si stanno portando avanti in questa zona dove si insedieranno migliaia di lavoratori impegnati nell’alta velocità e quindi delle maggiori richieste anche in termini sanitari della popolazione)".

Direi che questo passo del Comunicato stona con il contesto del Punto Nascite; lasciando intuire come la chiusura dell'Ospedale fosse stata in qualche modo presa in esame e che a scongiurare questa possibilità non sia stata la copertura territoriale ma bensì l'incremento di morbilità fra i cittadini a causa dei cantieri dell'Alta Velocità. Ad avvalorare la tesi dell'aumento delle necessità sanitarie a causa del TAV oltre che la documentazione progettuale ora abbiamo anche una autorevole voce che ci supporta ovvero la Regione Piemonte che ci informa tramite questo comunicato che "migliaia di lavoratori" invaderanno la nostra valle per questi cantieri. Un anno e mezzo è passato dallo sgombero della "Repubblica della Maddalena" a Chiomonte, le uniche migliaia di lavoratori viste sino ad oggi sono operatori delle Forze dell'Ordine; le ditte presenti sono quasi tutte fallite o con un risicato numero di operai presenti in cantiere; i lavori, nonostante la pubblicità marketing pressante, procedono lentamente, quasi a sottolineare l'inutilità dell'opera e la mancanza di fondi.

Vorremmo che ci si fermasse a ripensare e riprogettare il nostro territorio più a misura d'uomo e non con parametri finanziari e speculativi.

(1)Comunicato Stampa Assessorato Sanità Regione Piemonte


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